Ferie 2023
Premetto che quest’anno non scorre tutto liscio, e anche le nostre ferie vagabonde sono penalizzate dalle mie magagne, un’ernia discale che mi limita fortemente la mobilità.
Tabiano Terme, "Terme del respiro", è un paesino in una valletta profonda, nato solo per via delle Terme Respighi. Si trova a pochi chilometri da Salsomaggiore, evidentemente la sua sorgente è stata scoperta, o quantomeno sfruttata, anni dopo. Nel sottosuolo di queste zone c'è un giacimento di petrolio che veniva estratto fino a non molti anni fa, ora non più ( a Cortemaggiore, vicino a Fiorenzuola). Infatti nelle campagne qui intorno non è raro vedere delle aree brulle, come bruciate, anche nel bel mezzo di un prato o di un coltivo. Sono affioramenti solo gassosi di idrocarburi, anzi, anni fa alcuni locali mi raccontarono che a volte in certi punti dove usciva il metano era possibile accenderlo e bruciava allora anche per giorni come un fuoco fatuo.
Le cure termali in genere prevedono cicli di dodici giorni, quindi è comodo soggiornare evitando ripetuti viaggi, vi sono alberghi più e meno stellati, uno di questi si chiama Hotel Quisisana. I frequentatori delle terme sono persone di non tutte le età, dai bambini anche molto piccoli fino ai ventenni, poi pochi dai venti ai quaranta, e poi a crescere fino ai molto anziani, e qualche cadavere ambulante.
Quando ci venimmo le prime volte, circa venti anni fa, il paese era già in declino, ma ancora molto frequentato. Gli alberghi quasi tutti operativi, negozietti tanti, di quelli inutili come nei paesini al mare, negozi di giocattoli, improbabili e stantie specialità della zona, abitini alla moda, quadri e antiquariato, i bar ammobiliati un po' sopra le righe. C'era anche una moderna fontana monumentale già allora in disfacimento, dietro l'edicola, dove non passa nessuno. Arrivando da Fidenza c'era un viale ombroso e fresco, molto sgradevole da percorrere per via di un odore di cacca di cane bagnata, forse prodotto da qualche pianta.
Ma gente ce n'era e la struttura delle terme era fervente di attività.
Ora dopo tanti anni e alcuni periodi di crisi, quasi tutte le attività sono chiuse, ma le Terme Respighi - con la loro struttura un po' bizzarra, i molti marmi di alta qualità nobilitati alcuni da bellissimi fossili, le scale interne ed esterne per accedere ai vari piani, il piccolo parco retrostante dove trascorrere, volendo, i minuti di attesa tra una cura e l'altra - sono sempre attive e conservano il loro fascino signorile. Il personale, i medici e gli infermieri che assistono i clienti per le cure, credo che sia cambiato più volte in questi anni. Ricordo bene una infermiera giovane, energica, sempre presente, con un fisico da cinghiale e un piglio deciso. La ricordo alcuni anni dopo, quando i medici e molte infermiere non erano più italiani bensì dell'est (per via del costo minore?), la ricordo anni dopo invecchiata alquanto mentre redarguiva severamente una bellissima e giovane infermiera di origine slava. Poi anni dopo ancora, rimpicciolita dall'età, ma sempre conformata a cinghiale, manteneva il piglio di chi comanda e osservava e controllava tutti. Sicché solo a fatica riuscivo a ingannarla per infilarmi non visto in una sala di una cura poco frequentata, per bere, con una cannuccia di bambù tagliata appositamente, da una fontana gorgogliante la scura acqua termale. Poi ultimamente di nuovo lo staff di italiani, alcuni nuovi, tanti avranno raggiunto la pensione. Che strana attività la loro, per tanti anni gli stessi gesti, stesse parole, stesse persone che tornano per anni e poi scompaiono, chissà.
Ma adesso è sera, siamo appena arrivati. Domani vedremo le Terme Respighi.
Siamo, con Brandy la nostra giovane cagnetta, nel grande parcheggio dei “veicoli ricreazionali”, leggi camper, che a parte noi è completamente deserto. Pochi alberi ci vivono a fatica, e in questi giorni non c'è mai un minuto di silenzio, di notte il frastuono di alcune raganelle di una roggia nascosta, di giorno il frinire forte e continuo delle cicale. Nelle terme Respighi solo uno dei dodici sportelli dell'accettazione è aperto, le sale e le scale, che nella hall mi ricordano la Biblioteca di Babele, sono quasi deserte. Nel pomeriggio abbiamo visitato il giardino botanico Gavinell a Salsomaggiore, che però oggi era chiuso, ma abbiamo comunque fatto quattro chiacchiere con il proprietario. Poi siamo andati al Museo Paleontologico di San Nicomede, sul torrente Stirone, un torrente straordinario che in pochi chilometri attraversa le stratificazioni geologiche di milioni e milioni di anni. Il suo letto ha restituito fossili eccezionali, balene, tartarughe, conchiglie e flora antica, e un enorme tronco di legno fossile. Per mancanza di tempo non visitiamo che una piccola parte del museo, ma devo dire che lo preferivo nella sua sede originaria a Salsomaggiore, metterlo qui in aperta campagna seppur vicino allo Stirone da cui deriva la maggior parte del materiale esposto, ecco mi sembra inutile e costoso, temo sarà meno visitato.
Abbiamo poi cenato all'hotel Garden a Tabiano, che conosciamo da tanti anni.
Al mattino partiamo verso Bore, un paesino lontano e sperduto dove però c'è un'area camper che ci serve per caricare H2O.
Il tragitto passa per due alti colli con ampi panorami e a fianco del paese Pellegrino Parmese. Le strade sinuose salgono e scendono con forti dislivelli, le crepe dell'asfalto sono spesso linee verdi per l'erba che vi cresce. Al ritorno ci fermiamo per il pranzo all’ombra di alcuni alberi a lato strada, c’è una vista gradevole sulle colline, rafforzata da alcune balle di fieno in primo piano.
Torniamo a Tabiano per fare le cure, poi ripartiamo verso Torrechiara dove domani visiteremo un grande castello. Cena nel nostro veicolo poi ci concediamo un amaro digestivo nella graziosa piazzetta del paese.
Al mattino visita al castello, antico, enorme e ancora in ottimo stato, numerosi sono gli ambienti esterni e interni, nelle tante sale, spoglie di mobili, ci sono notevolissimi affreschi sulle pareti e sulle volte a botte, scene con giocolieri, ninfe, animali fantastici, financo un pergolato con molti uccelli, e la camera d'oro. Un catalogo eccezionale. La visita è senza accompagnatore, ma il castello e gli affreschi parlano da soli.
Tornando verso Tabiano ci fermiamo a pranzare a Costamezzana in una trattoria che già altre volte ci aveva accolti mentre percorrevamo la via Francigena.
Fatte le cure alle terme andiamo a Fontanellato a caricare l'acqua e comprare il pane e un repellente per le zanzare, poi si torna a Tabiano. Quest'anno sono certamente io la preda più ambita per le zanzare, ogni giorno mi pungono più di venti, con forti pruriti e gonfiori che si risolvono in un paio d'ore. Sono tutte zanzare tigre ( Aedes albopictus ), un insetto che può trasmettere malattie come la dirofilariasi e virus responsabili di febbre gialla, encefalite di St. Louis, dengue, chikungunya e zika. È opinione degli esperti che queste zanzare tigre abbiano una predilezione per gli umani e di rado si cibino su altri animali, inoltre sono un vettore di malattie eccezionale perché non completano mai il loro pasto di sangue, pungono più volte di seguito. Quel che è certo è che Barbara non è mai stata punta in questi giorni... Per cena una buona pizza vicino al campeggio di Tabiano.
Al mattino, dopo le cure termali, partiamo per Bardi, bello il tragitto per stradine secondarie che ci portano ancora in alto sulle creste tra queste valli spettacolari. Per ora sono ancora molti i campi falciati e alcuni arati da poco, con pendenze impossibili per i trattori normali, qui ci vogliono i cingolati. In tutta la zona ci sono molti campi gialli per le stoppie del grano raccolto mesi fa, molti altri campi sono coperti di rada erba medica che viene tagliata, anche se poca, al momento della fioritura quando è più ricca di nutrienti, è un ottimo foraggio per gli animali e con le sue radici arricchisce il terreno di azoto grazie ad un batterio che le abita. È molto adatta ai terreni basici come sono questi, ha radici che vanno in giù parecchio resistendo così ai periodi di siccità e, quando la pianta muore, i resti delle radici danno respiro al terreno. Visitiamo il castello di Bardi, formato da molti edifici articolati attorno al mastio centrale, ospita diversi musei e non manca la leggenda di un fantasma che vi abita.
Il castello di Bardi è costruito su un grande scoglio di Diaspro, una roccia molto interessante simile alla selce, è una pietra decorativa di bell’effetto ed è stata, grazie alla sua elevata durezza e alla spaccatura concoide, la materia prima per la produzione di utensili litici a partire dal Paleolitico medio e superiore dai gruppi di cacciatori-raccoglitori che frequentavano la zona.
Età di formazione: Giurassico superiore circa 156 milioni di anni fa. Il diaspro deriva dall’accumulo di gusci silicei di organismi marini unicellulari (Radiolari) sul fondale
della Tetide, che il tempo ha consolidato trasformandole in rocce dure e compatte. Senza la Vita, la vita primordiale, questa bella pietra usata anche come gemma, non esisterebbe.
Dopo la notte, scandita dal canto monotono di un assiolo, al mattino facciamo un giro in paese, oggi c'è il mercato. In piazza davanti alla chiesa c’è un convegno dove si parla di primo soccorso, questo paese non ha ospedali vicini, e come ovunque l’età media aumenta.
Nel mercato sono molti i banchi, e i venditori sono gente della zona, mentre da noi i venditori del mercato sono spesso cinesi, e prima c'erano i marocchini e simili, bisogna andare indietro di venti anni almeno per trovare una prevalenza di indigeni. Compriamo un melone, torniamo a Tabiano fermandoci per pranzare all'ombra del castello di Varano de’ Melegari, che è chiuso. Alla sera ceniamo di nuovo all'hotel Garden. Al mattino, dopo le cure termali, si ritorna a Biella.
12 ago
Due giorni dopo siamo di nuovo in viaggio, la prima meta è l'abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba, del 1136. Bello il chiostro e la struttura in sé, anche se ci è parso un po’ vuoto il tutto, e non c’è da stupirsi visti saccheggi subiti nei secoli. Ripartiamo e dato che cerchiamo il fresco andiamo ai 700 metri di Castelnovo de' Monti, per arrivarci si risale una valle ancora ben conservata dove scorre il torrente Enza, in inglese suonerebbe riverenza. Da qui si vede vicina, ma non dal suo lato migliore, la pietra di Bismantova. Davanti a noi c'è un vecchio veicolo, è di una ragazza con un cane, ci dice che da 4 anni vive girando in camper. Domani ripartirà verso Genova e poi in Corsica per raccogliere frutta.
Questa è la notte delle Perseidi, trovo un angolo buio e vedo una lunga stella cadente.
13 ago
Al mattino pigro giro al supermercato, l'età media dei clienti è sconfortante. Pranzo e poi andiamo alla pietra di Bismantova, dal suo lato migliore. È una falesia spettacolare, uno strato di cento metri di calcarenite rimasto a galleggiare su strati di marna (tenera) che prevalgono nella zona. Tra due punte hanno teso una slack line di forse cento metri e c'è una ragazza che la percorre, cadendo e rimettendosi in piedi più e più volte, che forza!
Ripartiamo puntando a Pievepelago, ma distratti sbagliamo strada e ci arriviamo con il doppio del tempo, ma i boschi e le stradine e i piccoli torrenti di questo appennino ripagano ampiamente il tempo perso. Passiamo almeno un paio di centri dove si pratica(va) lo sci invernale. A Pievepelago c'è una festa e non c’è posto per fermarci, andiamo avanti fino a Fiumalbo, paese celtico, anche questo un piccolo centro turistico dove il rio Acquicciola e il rio delle Pozze si uniscono per formare il torrente Scoltenna. Macchine dappertutto, ma troviamo l'ultimo posto camper. I boschi di queste valli, valli di quota abbastanza alta, dai 600 metri in su, sono formati da numerose essenze: faggi, frassini, castagni, diversi tipi di pini ed abeti, aceri, maggiociondoli, di certo non mancano i carpini e, vicino agli abitati, anche ciliegi più o meno selvatici. Tutti i tronchi sono striati di licheni quasi bianchi, di solito disposti ad anello. I boschi sono fitti, non so in che modo li coltivino, ma l'aspetto risultante è di un bosco compatto e naturale. Anche vicino ai paesi sono poche le specie aliene, pochi gli Ailanti e mancano del tutto, anche a quote più basse, il poligono giapponese e la buddleja viola, detto albero delle farfalle, piante aliene che da noi stanno invadendo il paesaggio.
14 ago
Notte tranquilla a Fiumalbo, al mattino giro per il paese, tutte le case hanno il tetto di lose come in Valle Cervo. Nel torrente ci sono piccole trote e tanti girini di rospo, sulle sponde ci sono molte piante delle farfalle, faccio due passi lungo la sponda, ci sono cardi dei lanaioli, un serpentello mi scappa via tra i piedi, forse una biscia d'acqua. Dopo pranzo ripartiamo verso l'Abetone, una lunga e piccola strada in salita.
All'Abetone c'è un sacco di gente e non ci fermiamo, ora scendiamo l'altro versante su una bella strada piena di curve sinuose, qui ricompaiono le piante aliene, Ailanti e qualche poligono giapponese. La lunga discesa ci porta vicino a Pistoia e poi quasi in centro Firenze. Come sempre cerchiamo zone alte e scegliamo infine Vallombrosa, a mille metri, un santuario immerso in boschi di pini e abeti, fitti e altissimi, che mi lasciano perplesso, perché così vicini e dritti? cosa sono?
Scoprirò dopo che questi sempreverdi alti e slanciati sono Abeti di Douglas, vengono dalla costa americana verso il Pacifico, usati nell’ottocento come rimboschimento. Troviamo facilmente posto per il camper, tutto intorno al santuario c'è tanto spazio per fare pic-nic e tanta quiete, è a un'ora di macchina da Firenze e quindi e' frequentatissimo specie d'estate.
15 ago
Infatti il mattino dopo arrivano centinaia di auto, si accendono dei fuochi per cucinare insomma la quiete diventa un girone dantesco. Con Brandy facciamo un giro nel bosco e troviamo anche dei funghi. Oggi è festa e per la messa arriva il vescovo di Fiesole. Facciamo un po' di chiacchiere con un pratese, giriamo per i banchi di un piccolo mercato, compriamo la porchetta che mangeremo in camper. Aspettiamo l'ora che tutti sono a tavola per riprendere la strada verso Poppi. Per molti chilometri una stretta stradina attraversa boschi e boschi di questi abeti altissimi e fitti, fino al colle Consuma. Segue una lunga discesa tra colline poco coltivate, zona bellissima e con poche costruzioni, si entra nel Casentino. Il Casentino è una vasta zona a nord di Arezzo, comprende la parte alta della valle dell’Arno. Fortunatamente è una zona poco sfruttata e ricca di foreste, ma anche di storia, una zona tipica dell’Italia centrale. Arriviamo a Poppi, un paesino appoggiato ad una collinetta, in alto svetta il castello dalla forma caratteristica che si riconosce già da lontano. Qui però l'area dei camper, deserta, è in pieno sole, cerchiamo allora lo zoo che è aperto ma si rivela anch'esso troppo assolato e di scarso interesse. Giornata calda, oggi, puntiamo allora ad una meta in quota e a trenta minuti da Poppi c'è Camaldoli, un altro santuario tra i boschi, ed è a più di 800 metri. Ovviamente anche questo è gremito di gente, ma in qualche modo riusciamo visitarlo, piazzando il camper lontano ma all'ombra di enormi castagni secolari. Più tardi andremo in un campeggio per la notte, cena con un coniglio intero allo spiedo in due, birra, patatine, schiacciata con la finocchiona e caffè, 37 euro.
Brandy da qualche giorno perde meno pelo, è proprio una cagnetta bravissima, sennonché oggi, rimasta sola in camper per un paio d'ore, ha pensato bene di rosicchiare un bel pezzo dei pantaloni di Barbara.
16 ago
Ripartiamo da Camaldoli alla volta di Bibbiena, città della fotografia, visitiamo il Centro Italiano della Fotografia d'autore dove c'è una grande mostra di Nino Migliori, fotografo oggi ultra novantenne. Mostra abbastanza interessante, belli gli scatti antichi in BN che ricordano un pochino HCB, poi molte rielaborazioni sempre più spinte che a me non dicono molto, le vedo come giochi di un ragazzo cresciuto che però fatte da un "artista" vengono presentate come opere d'arte. Più tardi visitiamo il Museo Archeologico del Casentino, non molto ricco, ma in verità non abbiamo tempo per approfondire, oggi chiude in anticipo.
Pranziamo in una trattoria in centro, ancora all'antica, pasta con sugo d’oca!
A Bibbiena fa troppo caldo, saliamo quindi alla meta successiva che è il santuario della Verna, a 1150 metri.
Visita al santuario e camminata (B & Brandy) fino alla punta del monte Penna. Dopo cena scopriamo che non si può pernottare nell'area del santuario, scendiamo quindi sollecitamente fino a Chiusi della Verna, a quota più bassa, ma si sta bene. C'è la fiera del tartufo, qui è il tartufo nero, nelle bancarelle compriamo formaggi caprini, cioccolata e i cantucci fatti a mano.
17 ago
Al mattino ripartiamo passando da Pieve santo Stefano, dove c'è il Piccolo Museo del Diario (molto toccante, già visto mesi fa), paese distrutto, minato diligentemente casa per casa, dai tedeschi nell'ultima guerra. Passiamo poi a Sansepolcro dove visitiamo il duomo con i suoi tesori, il più importante è il "Volto Santo" un crocifisso ligneo dell' ottavo-nono secolo, con un Gesù con la tunica e la corona. Giriamo poi per le viuzze dove tutto è fatto di arenaria, antica e nuova. Andiamo a Monterchi, piccolo ma importante paesino al confine con l'Umbria. Qui cominciano le coltivazioni di tabacco, grandi appezzamenti con le belle piante dalle grandi foglie verdi tutte allineate in file perfette, bagnate scrupolosamente ogni giorno. A Monterchi visitiamo il piccolo museo dedicato alla Madonna del Parto, formidabile affresco di Piero della Francesca del 1400. Poi una grande superstrada ci porta a Spoleto, i campi intorno sono coltivati a tabacco, girasoli, mais e sorgo. Ma a Spoleto il caldo e le zanzare ci costringono a cercare un posto in alto per la notte. Barbara compulsando la cartina scopre Monteluco che raggiungiamo con una stradina che si inerpica con numerosi tornanti. Un posto sperduto, un pratone e dintorni pieno di gente che viene a prendere il fresco, a mangiare, a fare attività fisica lungo sentieri e stradine per le bici, ci sono alberghi e bar e un eremo di francescani. La roccia sottostante è un bel calcare bianco che si altera e diventa direttamente ( e per me misteriosamente ) una terra fine color rosso vinaccia. Sotto il bosco ci sono molti massi di calcare che affiorano, e se non sono esposti al sole sono tutti coperti di muschio. Un posto gradevole questo Monteluco. Al solito gli artefici di questo ambiente confortevole, fresco e leggermente umido anche nelle canicolari giornate d'agosto, sono gli alberi, in questo caso si tratta di lecci e ornielli in prevalenza e poi carpini e aceri e altro ai margini del bosco. Ed è evidente che nessuno dei tanti homo sapiens frequentatori ci bada minimamente, agli alberi, neanche un'occhiata, un grazie, non sanno cosa sono, potrebbero essere baobab o lattuga selvatica, non importa. È proprio vero che noi uomini non vediamo le piante, come se non ci fossero. La vita vegetale ha reso possibile la vita animale e ci dà da mangiare, ci dà ossigeno e protezione, legna per il fuoco e per costruire, ci dà essenze e molecole medicinali. Niente da fare, le piante non le "vediamo", non ci cale nulla della loro presenza, le sfruttiamo e basta. È molto strano.
Intanto, in tutti questi giorni di viaggio, ho sempre osservato gli ambienti e la vegetazione, anche solo dal finestrino del camper. L'impressione generale è che ci sia un cambiamento in corso, in molti boschi ci sono diversi alberi morti, a volte zone di alberi morti, e tanti sono in uno stato di evidente sofferenza. Il sottobosco è secco, le erbe come appassite, la terra polverosa, gli alberi vicini e dentro le città sono particolarmente patiti, platani e ippocastani hanno foglie piccole e spesso parzialmente secche. Sapendo che gli ultimi anni sono stati particolarmente caldi e asciutti, è impossibile non collegare i fatti, un lento cambiamento è in corso. Lento solo ai nostri occhi, in termini biologici ambientali è molto, molto veloce. Le piante reagiscono riproducendosi a quote più alte, alcune specie possono farlo, altre no, dove mancherà l'acqua non ci sarà speranza. Molte specie animali non avranno più l'ambiente adatto e spariranno. Noi sapiens reagiremo mettendo i condizionatori, dissalando l'acqua del mare, cose che richiedono ulteriore energia, e per produrla si aggraverà la situazione. "Accelera accelera che dobbiamo arrivare a casa prima che finisca la benzina", questo è ciò che sa fare l'uomo, che è intelligente. Mi sovviene che forse faranno il ponte sullo stretto per andare in Sicilia, lo si userà per andare in vacanza d'inverno perché (questo è certo) fra 50 anni in Sicilia ci sarà il clima che c'è oggi ai margini del Sahara e la più parte degli abitanti si saranno spostati altrove. Ci sarà poca pochissima acqua, e concentrata in pochi eventi, temperature torride, moriranno milioni di piante e animali, che peccato vero? Pare che ai governanti non interessi.
Un’ altra cosa che osservo sempre viaggiando è lo stato dei torrenti che superiamo, anche i più piccoli, sono spesso asciutti, è una cosa grave. In anni normali anche d’estate i torrenti dovrebbero restare attivi, e invece tantissimi hanno solo sassi calcinati dal sole. Dovrebbero restare attivi, con un minimo scorrimento, grazie agli apporti delle falde acquifere che lungo il percorso intercettano in parte. Ma dopo lunghi periodi di siccità, come negli ultimi anni, le falde acquifere si sono abbassate troppo e non nutrono più i torrenti che ricominciano a scorrere solo in presenza di pioggia occasionale. E non basta una pioggia per alzare la falda acquifera. Così i torrenti vanno in secca per lungo tempo, muoiono tutti i pesci, gli anfibi, gli insetti, le alghe, gli uccelli e i selvatici intorno non hanno acqua. E’ una silenziosa ecatombe della quale quasi nessuno si rende conto. Se un cane rimane chiuso in auto si rischia il linciaggio e magari l’arresto, ma che muoiano migliaia e migliaia di animali in un torrente (animali selvatici, valgono ben più di un cane domestico) non importa nulla. Siamo proprio terribilmente egoisti.
È quasi sera, mangiamo un boccone in un chiosco che cucina carne alla griglia.
Non ci sono camper, ci inquieta un po' dormire in questo grande spiazzo non illuminato, come gli animali selvatici noi temiamo l'uomo, ma la notte scorre tranquilla.
18 ago
Al mattino visitiamo l'eremo francescano, il bosco sacro, la piccola grotta che grotta non è, e il belvedere, sempre protetti dall'ombra di enormi lecci secolari. Spuntino in camper e ritorniamo giù, dal maggio di Monteluco torniamo all'agosto di Spoleto. In tre quarti d'ora arriviamo alle Fonti del Clitunno. Una specie di giardino pubblico con un laghetto che è di certo la fortuna dei privati che lo posseggono. È interessante perché a monte ci deve essere un grande bacino imbrifero formato da molte montagne e valli di pietra calcarea, si formano zone di raccolta che immagino molto grandi che restituiscono qui l'acqua che era entrata in profondità molto tempo prima. Un fenomeno identico l'avevamo visto in Croazia anni fa dove c'è una lunga valle con molti mulini, dietro ogni mulino c'è una polla d'acqua sorgente che forma un laghetto identico a questo del Clitunno. La Croazia è tutta di calcare come quello visto a Monteluco. Dato che non è lontano andiamo ancora alle Cascate delle Marmore, arriviamo risalendo la stretta e poco abitata valle del Nera. È ora di cena, dal ristorante si vedono bene le cascate che, illuminate ad arte, vediamo passare dal regime di minima fino alla massima portata.
19 ago
Al mattino andiamo nell'affollato parco che risale sul lato sinistro le cascate delle Marmore. Nella mia felice ignoranza pensavo fossero poco più di una curiosità quasi artificiale per i turisti, scopro invece che sono molto interessanti come caso idrogeologico. Le cascate sono state realizzate dai romani nel 271 AC deviando il torrente Velino per rendere salubre una zona paludosa. Poi più volte rimaneggiate nei secoli e in tempi recenti e oggi si sfrutta il salto d'acqua per produrre energia elettrica. Il bacino imbrifero del Velino è di 2338 kmq (abbastanza grande), ma comunque, dopo questi anni siccitosi, non capisco come sia possibile un simile volume di acqua. Scopro poi che il Velino riceve due o tre torrenti affluenti, ma soprattutto intercetta l’acqua delle sorgenti del Peschiera, le maggiori dell' appennino, che gli versano una portata media di oltre 20m³ al secondo. L’acqua viene deviata e incanalata per la maggior parte del tempo per produrre energia, ma oggi per tutto il giorno la cascata è a pieno regime e si osservano continui arcobaleni generati dalla nebulizzazione dell'acqua. I molti turisti sono spesso della zona, o comunque del sud. Pian piano risaliamo le cascate (sono tre i principali salti d’acqua) passando per i diversi belvedere fino alla cima, rinfrescati ogni tanto dagli spruzzi portati dal vento della cascata. Da lì prendiamo un altro sentiero forse più scosceso ma ci porta direttamente al camper. Anche per sfuggire al caldo saliamo poi al lago dal quale originano le cascate, il lago di Piediluco. Per la sera e la notte optiamo per un campeggio sul lago.
20 ago
Mattinata di riposo dopo la giornata intensa di ieri, facciamo però, senza uscire dal campeggio, un bagno nel lago di Piediluco, acqua un po' scura, ma fresca e pulita. Lago molto bello, lungo le rive ci sono canneti puliti, vedo diversi svassi, una folaga e nessun germano reale. Nel pomeriggio ripartiamo verso Tabiano. C'è una bella strada nazionale (N3 e N3bis) che passa vicino a Perugia e poi risale tutta la valle del Tevere. Per dormire al fresco abbandoniamo la N3bis e saliamo a circa 900 MT a Monte Santa Maria Tiberina dove c'è un campeggio. Il paese è su un cocuzzolo sperduto in un mare di colline, un posto notevole. Cena in una pizzeria vicina.
21 ago
Breve è la notte nel campeggio degli olandesi a Monte Santa Maria Tiberina, oggi è un giorno di viaggio, torniamo a Tabiano, pranzo in un autogrill con insalata McDonald's. La zona McDonald’s è più internazionale del resto dell’autogrill, intorno a noi tante figure di etnie miste, sembra di essere nella pubblicità di Microsoft dove ci sono sempre persone di tutte le razze, e tutti ben pasciuti, tirati, alla moda, e felici di maneggiare un tablet o un costoso Surface.
Arriviamo a Tabiano e facciamo le cure poi cena in una trattoria in collina. Oggi in autostrada c'erano 38 gradi, ma stasera è fresco qui nell'area camper di Tabiano, dove ci siamo solo noi.
22 ago
Notte tranquilla, facciamo le cure e ripartiamo verso casa. Intanto la piccola Brandy ha cominciato il suo secondo periodo di calore, verranno giorni difficili...
Ancora una volta dobbiamo, Brandy ed io, ringraziare Barbara che si è prodigata incessantemente come capo spedizione, cuoca, cameriera, autista, dogsitter, animatrice, infermiera, badante e tanto altro.
Come ogni viaggio è stato a volte faticoso, ma con un piccolo impegno quotidiano si può lasciare una traccia scritta delle cose viste e conosciute, aiutando la memoria nella sua battaglia con il tempo. In tal modo il viaggio lo si potrà raccontare, consigliare, e questo lo facciamo solo noi sapiens. O forse no, le api...
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