120- Borgofranco - Lago Sirio 06/03/11

06/03/11
Breve tratto sulla via Francigena, abbiamo lasciato l'auto a Borgofranco d'Ivrea poi seguendo le indicazioni della via Francigena, con una breve deviazione per visitare il piccolo Lago Nero, siamo arrivati fino al lago Sirio, tornando poi all'auto per lo stesso tragitto. In totale una dozzina di chilometri. E' una zona molto interessante e varia, Castelli, laghi, rocce montonate, microclima che passa da zone paludose ad altre rocciose e quasi desertiche e la vegetazione che si adegua. Inoltre un' ex torbiera dove camminando si fanno ondeggiare gli alberi a diversi metri di distanza, le cosiddette "terre ballerine". Della zona dei cinque laghi io ci farei un parco naturale. 


Il lago Nero
Folaga sul lago Nero
Si passa a fianco ad un paio di zone palustri

Vicino ad una ex cava di pietra, sono le 14 circa :)

Castello di Montaldo Dora
Proprio qui, salendo da Montalto verso il Castello e il lago Pistono, passa la faglia che divide lo la placca tettonica europea dalla placca africana
In 
Questo interessante cartello illustra le specie vegetali che si sono adattate alle zone più rocciose di questo particolarissimo ambiente

Tra il lago Pistono ed il Sirio, si vedono bene su questa roccia montonata le striature lasciate dal ghiacciao della Valle d'Aosta.

Riporto da un pdf in rete dei geologi Franco Bonetto  e  Gianni Boschis 

su http://www.imeridiani.net/
 
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LA ZONA DEI CINQUE LAGHI DI IVREA



L’Anfiteatro morenico di Ivrea comprende una delle zone paesaggisticamente più belle del Canavese, la cosiddetta Zona dei Cinque Laghi di Ivrea. Il nome deriva dal numero di laghetti che occupano le conche glaciali comprese fra la maestosa Serra e l’abitato di Ivrea. Qui si possono infatti ammirare, in un’area di soli 15 km2, i Laghi: Sirio, Pistono (o di Montalto), Nero, di Campagna (o di Cascinette), San Michele. In realtà sino alla fine dell’800 i laghi erano 6, dal momento che fra il Pistono ed il Sirio si collocava un ulteriore piccolo specchio d’acqua denominato “Coniglio”. La sorte di questo lago fu segnata dal suo svuotamento motivato dalla necessità economica dell’estrazione della torba che veniva venduta come combustibile alle fonderie di Pont Saint Martin.

Come è noto la torba è un terreno lacustre generato dalla sedimentazione organica (spoglie di piante acquatiche e spondali) che, nelle condizioni chimico-fisiche di laghi e paludi (acque stagnanti pressoché prive di ossigeno) inizia una lenta trasformazione carbonifera in materiale combustibile. Se tale processo potesse continuare ipoteticamente nel tempo porterebbe alla formazione di lignite (in centinaia di migliaia di anni), litantrace e antracite (in decine di milioni di anni). Sfruttata quasi completamente, la torba del Lago Coniglio ha formato nel tempo un terreno morbido, spugnoso ancora molto umido che, sul fondo dell’antico lago, ha dato vita allo spettacolare fenomeno noto come “Le Terre ballerine” o “Il Bosco che balla”. In altre parole, la pressione esercitata dalle persone in movimento sul materasso torboso è trasmessa alle particelle d’acqua imprigionate nel sedimento; a loro volta le particelle d’acqua si urtano fra loro in modo assolutamente elastico; una sorta di piccola onda sismica si trasmette in superficie e ciò causa il movimento delle piante cresciute sul terreno. Un effetto emozionante per grandi e bambini, un fenomeno idrogeologico divenuto una favola, una sorta di magia.

Il richiamo alle onde sismiche permette di collegarci anche all’aspetto tettonico dell’area, percorsa da una importante cicatrice della crosta terrestre, una grande faglia, nota come Linea Insubrica (localmente Linea del Canavese) che segna il confine fra la Placca africana e quella Europea, il cui scontro – avvenuto fra circa 80 e 30 milioni di anni fa – ha generato le Alpi. Qui affiorano dunque rocce africane come le dioriti della Zona Ivrea-Verbano, ma anche una sottile fascia in cui si mescolano rocce vulcaniche (porfidi) con rocce sedimentarie marine come calcari, dolomie, radiolariti risalenti all’Oceano prealpino.


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Infine, ma non ultimo aspetto, i sedimenti lacustri della zona custodiscono importanti testimonianze dei primi insediamenti umani fra la pianura e la montagna. Fra queste si distinguono i ritrovamenti di un villaggio di palafitte risalente al V millennio a.C. (Neolitico) nel Lago di Montalto.
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