“Entrate che siete bagnati, volete mangiare? Ho finito ora di pranzare ma c’e’ ancora qualcosa…” . Di fatto non ci conosceva ma queste sono state le prime parole..
Le previsioni per oggi erano avverse per cui abbiamo scelto una meta non troppo lontana, Tegge del Campo sopra Forgnengo in Valle Cervo. Il pastore Nicola incontrato poche domeniche fa all’alpe Trotta sopra Oropa ci aveva detto che sarebbe andato lì per passare l’estate. La valle Cervo è la nostra valle e volevamo andarlo a trovare per far due chiacchiere e come spinti da dovere d'ospitalità. Partiamo da Forgnengo dopo le 10 che già il cielo è scuro e le nubi brontolano di tuoni, ma noi abbiamo la mantellina… che infatti di lì a poco ci protegge da un temporale con grandine, per fortuna siamo ancora sotto i faggi. Poi salendo il tempo migliora e si aprirà in una splendida giornata, fino a sera. Tegge del Campo è in una bellissima conca ampia e scoscesa orientata a ovest, la roccia è un po’ strana, una sienite che si sbriciola facilmente, è ai confini del “plutone” della Balma. Gli alberi, visto il terreno particolare, si fermano a bassa quota. Per primo incontriamo il gregge poi più su gli asini, tutti a pascolare dopo il temporale. Arriviamo all’alpeggio ancora con le mantelle zuppi di sudore e tira un po’ di vento. Nicola, il pastore, ci accoglie come sopra detto, il che la dice lunga sull’uomo. Insomma passiamo un piacevole pomeriggio con lui a parlare di greggi, ad ammirare i cani, a cercare conoscenze comuni, ad ascoltare particolari e problemi della vita di un pastore vagante. Intanto il gregge risale il vallone verso la bella cresta erbosa oltre la quale c’è la Valsessera. I cani hanno l’occasione di mostrarci la loro abilità, con molta attenzione seguiamo tutto lo svolgersi di questo evento: radunare le pecore. Dall’esordio della necessità: evitare che salgano in cresta, fino al risultato finale: gregge raccolto e più in basso. Un evento semplice, primordiale, ripetuto milioni di volte nella storia dell’umanità. Cerco di descrivere qualcosa… Lampo, forse il più esperto tra i quattro cani a disposizione, parte eccitato dal comando di Nicola dato con la voce e col braccio alzato a descrivere la direzione, di trotto veloce percorre meno di quaranta metri, poi si ferma e guarda il padrone come per capire meglio ed esser certo del da farsi. Più e più volte riparte e si ferma per guardare il pastore che ripete il comando e lo incita. La distanza aumenta e la pendenza anche, il cane tuttavia s’inerpica veloce fermandosi ancora diverse volte e sempre per controllare la determinazione del pastore. Per fortuna il vento trasporta in alto la voce sennò il cane non sentirebbe più nulla, siamo a quasi 500 metri di distanza.. finalmente il gregge è vicino, Lampo ci s’infila e lo taglia in due (il gregge si apre come le acque intorno a Mosè) per raggiungere per via diretta la parte alta del gregge. Qui giunto comincia la manovra di dissuasione correndo incontro alle pecore e abbaiando; dove trova il fiato? avrà percorso 200 metri di dislivello in pochi minuti! Ogni tanto succede che una capra si opponga al cane, lo punta a testa bassa, il cane si ferma e rincula ma poi riprende rivolgendosi alle pecore e la capra non insiste e si ritira tra le groppe lanute: il cane, senza accettare lo scontro, ha vinto. Ora le pecore si serrano vicine e fuggono in basso ammassandosi un po’. In questa fase il pastore lancia ordini opposti a prima, vuole frenare il cane perché le pecore non corrano troppo rischiando di farsi male sul terreno ripido sconnesso con buchi e sassi tra l’erba. Visto da mezzo chilometro Lampo è poco più di un puntino la voce chissà se e come arriva stirata dal vento, analogamente per lui il pastore è un puntino lontano, eppure i due si capiscono. Con altre corse di aggiustamento, stando sopra il gregge Lampo completa l’opera e il pastore più volte gli grida di mettersi giù, di stare fermo lì. Il risultato è raggiunto; le pecore sono scese più in basso sono radunate e sono girate con i musi verso valle, per un po’ dovrebbero starsene lì. Lampo è esperto, sa che prima o poi dovrà ancora intervenire per radunarle e quindi decide di stare lì, vicino al gregge risparmiandosi una discesa e risalita che sono, è evidente, un grande sforzo anche per lui. Si siede e guarda a valle, attento a ogni gesto del pastore. Le pecore, molto più furbe di quello che si pensa, fintanto che Lampo è nei paraggi si allargano in orizzontale a pascolare e non salgono più verso la cresta, e aspettano… Dopo mezz’ora il cane decide di scendere, in due minuti eccolo che arriva di corsa e per prima cosa si tuffa nell’acqua gelata della vasca dell’abbeverata, dice Nicola che fa spesso così. Passano pochi minuti e quelle furbone là in alto riprendono a salire piano piano… altre due o tre volte il ciclo si ripete nel pomeriggio, a volte i cani vanno due alla volta risultando più efficaci tuttavia in due spaventano un po’ troppo le pecore che rischiano di farsi male.
Barbara ed io osserviamo attenti il lavoro del pastore del cane e del gregge, cercando di capire. E non so se abbiamo capito qualcosa o nulla, ma so che è come guardare la fiamma del fuoco di legna, come un atavico ipnotismo.
1 commento:
bello come i blog si intreccino, le persone si ritrovino... :-)
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