Ferie agosto 2019 Francia,

Agosto 2019, ferie in Camper in Francia , Cevennes, Alvernia, Camargue.


Partiamo verso la Francia del sud; negli ultimi anni abbiamo scoperto che viaggiando in camper non sempre è necessario programmare in dettaglio gli itinerari e gli obiettivi, grazie agli smartphone e ad internet è facile scoprire ciò che interessa anche durante il viaggio.  Lo scorso anno eravamo passati dal Parco Nazionale delle Cevennes, uno splendido territorio situato a sud-est del Massiccio Centrale, e ci eravamo ripromessi di tornarci, troppe cose interessanti da approfondire.
E questo vasto territorio articolato è il nostro primo obiettivo, ci sono grotte ancor più belle di quella di Aven Armand già vista lo scorso anno. E poi ci attraggono la discesa delle gorges in canoa e le vie ferrate.
   In seguito saliremo un po’, in Alvernia fino a Clermont Ferrand, la zona dei vulcani, molto più interessante di quello che pensavamo. Dopo alcuni giorni scenderemo fino alla Camargue per vedere l’ambiente e gli uccelli, e la Course Camarguaise, spettacolo sorprendente. E qualcos’altro ancora..

 
Venerdì 2 agosto


Partiamo la sera stessa dell’ultimo giorno di lavoro, e a mezzanotte ci fermiamo a dormire sull’autostrada ad Ulzio.


Sabato 3 agosto


Al mattino, a Bardonecchia, il navigatore ci fa passare da una strada diversa, anziché il passo del Monginevro saliamo al colle della Scala, ad una quota di 1762 metri . La strada è stretta e ripida e poco prima del colle ci sono due gallerie molto basse che fanno la selezione, è una strada poco battuta. Però è molto bella la discesa fino a Briancon, paesini con tetti di tavole di legno, molti pini.
Scendiamo la valle fino a Embrun, dove ci fermiamo per una carbonara in camper, in alto sul grande lago blu, nutrito dall’acqua azzurra del fiume Durance che scende dalla montagne di calcare.
Anche durante il viaggio Barbara continua a compulsare le cartine e scopre che lungo la strada c’è da visitare la grotta Aven d’Orgnac. Vedi Qui
Anche per interrompere il lungo viaggio, peraltro ricco di scorci e paesaggi spettacolari, decidiamo di visitarla. E’ una grotta enorme, la piccola parte sacrificata alla visita del pubblico ci impegna per circa un’ora. Nella prima parte della grotta, un tempo accessibile dall’esterno, sono stati trovati centinaia di crani e ossa di Ursus spelaeus, animali morti di certo durante il letargo. Per chissà quanti millenni molte generazioni di orsi hanno passato lunghi inverni di letargo al riparo in questa grotta. Alti fino a tre metri e pesanti, i maschi, quasi una tonnellata, si sono estinti in un periodo molto freddo circa 24000 anni fa, si pensa che l’uomo sia corresponsabile della loro scomparsa. Poi si scende fino a 120 metri sottoterra, le prime sale sono altissime e ci sono enormi stalattiti fatte a foglia di cavolfiore dovute alla caduta violenta delle gocce d’acqua. A parte l’enormità degli spazi e la bellezza delle concrezioni la cosa che più mi colpisce è un gioco di luce che sfrutta una stalagmite ed una goccia che cade.

A 25 metri da noi in un ambiente vasto e totalmente buio si accende una luce dietro una bianca e solitaria  stalagmite alta come un uomo. Una goccia cade con frequenza da metronomo, luminosa scende dal nulla e va a colpire la stalagmite e decine di goccioline ne sprizzano e ricadono nel buio con una parabola effimera.. Il silenzio è totale e l’impressione, netta, chiarissima, è di essere soli nell’universo, buio e sconfinato. 

Usciamo dalla grotta stanchi per il viaggio e per lo shock termico, in grotta c’erano 11 gradi e fuori più di 30.
Andiamo a pernottare a Pont d’Arc, posto famoso perché è la partenza della discesa in canoa dell’Ardeche, ma ci andiamo soprattutto perché scopriamo che lì c’è una grotta di importanza mondiale, scoperta da pochi anni: la grotta di Chauvet con i dipinti più antichi del mondo.
Grazie a una frana miracolosa che ha chiuso l’entrata molti millenni fa, la grotta carsica conserva centinaia di pitture parietali fatte con un’abilità stupefacente, da grande artista.




Domenica 4 agosto


Dopo la notte in un’area sosta vicino a Pont d’Arc, al mattino andiamo alla grotta Chovet 2 .
Nel 2015 è stata aperta questa struttura di visita (Chovet 2) che ripropone in modo realistico l'interno e le pitture parietali della grotta vera, più altre strutture didattiche circa il mondo del paleolitico. I disegni sono veramente di grande effetto, rappresentano molti tipi di animali con una maestria da scenografo oltre che da eccellente pittore e naturalista.
Alcuni animali sono incompleti e sfumano nel nulla sì che paiono uscire dalla parete! Altri sfruttano le convessità della pietra per dare un effetto tridimensionale e le terre usate per i colori sono scelte con maestria, le sfumature fatte con le dita… e il gufo!  
Un gufo è stato ritratto su una sottile parete verticale coperta da uno strato di fango, semplicemente tracciandone i tratti con un dito; la testa, le “orecchie”, i grandi occhi.. ma  osservando bene si vedono le grosse penne delle ali : quindi il gufo è stato ritratto con la testa girata indietro di 180 gradi !! è stato ritratto nel gesto caratteristico della sua specie ! Ed i cavalli .. ed i felini ! svariate teste di leonesse sembrano fissare una preda poco lontana, lo sguardo è teso e privo di emozione, lo stesso che si vede oggi nei documentari sugli animali africani! Altrettanto emozionante è la serie di teste di cavallo e poi i rinoceronti…
A volte è solo un tratto tracciato con il carboncino che rappresenta un tipo di animale: il profilo di una schiena o di un muso permette di riconoscere senza dubbio la specie dell’animale, la schiena del mammuth, la fronte tipica dell’orso delle spelonche.  Tutto questo disegnato al lume di una torcia a centinaia di metri dall’entrata della grotta. La datazione parla di 32-36000 anni fa, nel Paleolitico superiore, Aurignaziano, Uomo di Cro-Magnon.  Grotta Chovet: Vedi Qui 
Da questa visita si esce annichiliti dalla grandezza di questi sconosciuti artisti e increduli che tali fragilissime opere siano giunte integre fino a noi. Proseguiamo il nostro viaggio, ma il pensiero tornerà più volte e per molti giorni alle pitture di questa grotta incredibile ed emozionante, non è facile l’accettazione di un miracolo.

Dopo la visita proseguiamo il viaggio fino a Pont de Monvert, un paesino alla Sorgenti del Tar. Un paesino di montagna diviso dal torrente Tar che ha scavato questa valle in una roccia simile al granito, ma non durissima tanto che tutte le pietre sono abbastanza arrotondate. Oggetti interessanti in questa zona sono: i menhir che compaiono verso le creste delle valli, le gorges del Tar con i meandri da fare in canoa in un ambiente bellissimo, gli avvoltoi e poi le chiese, molte chiese romaniche ( gallo-romaniche come dicono qui, i francesi sono molto nazionalisti... ). Tra l’altro qui nelle Cevennes, sono tutte chiese protestanti, belle e disadorne.  A Pont de Monvert visitiamo la chiesa e poi cerchiamo il museo che però è chiuso, pare chiuso da molto tempo, peccato perché la guida lo diceva molto interessante. Dormiamo finalmente al fresco nel piccolo parcheggio, unico spazio piano in questo ultimo paesino della valle. Foto di oggi

Un gufo, disegnato con un dito sul fango molle di una parete. Si noti che l'artista ne ha ritratto il dorso, con la testa girata indietro di 180°. Un gesto tipico di tanti uccelli notturni.


Leonesse in caccia. Un caso forse unico di felini ritratti su pitture rupestri.







Lunedì 5 agosto


Al mattino ci sono 14 gradi, ripartiamo verso la Cascata de Runes, percorriamo diversi km in quota anche oltre i 1000 metri, troviamo il parcheggio e scendiamo un sentiero che ci porta alla base di una bella cascata, la più alta di tutta la zona, la pietra nera di licheni e muschi contrasta con il bianco dell’acqua che precipita. Ritorniamo al camper e andiamo in cerca dei menhir. Nel paesino di Les Bondons, dove ci fermiamo a chiedere, ci parlano di un percorso di varie ore, ma noi abbiamo mete più attraenti e ci limitiamo a osservarne alcuni che troviamo a fianco della strada che ci riporta nel fondovalle. Scendiamo fino a Florac, paese turistico sul torrente Tar, sistemiamo il camper e dopo pranzo andiamo a rinfrescarci con un bagno nel Tar, con i pesci che pizzicano i pedi. Visitiamo il centro e all’ufficio turistico ci danno una cartina che ci sarà molto utile nei giorni successivi. Domani ci aspetta la discesa in canoa. Foto di oggi








Martedì 6 agosto.


Ripartiamo verso St Enimie, paesino lungo la riva del Tar dove affittiamo la canoa che sarà il nostro strumento di tortura.

Poco dopo Florac inizia una lunga gola profonda cento o duecento metri dove serpeggia il torrente tra pareti spettacolari di calcare, ogni tanto sulle sponde c’è qualche paesino di poche case, uno di questi non ha altri accessi se non il torrente. Un posto selvaggio e stupendo, che ora è stato invaso dal turismo dei canoisti.
A St-Enimie affittiamo una canoa programmando una discesa di circa 20 chilometri. La nostra inesperienza di canoa è totale e grazie anche allo scherzo che ci gioca chi ci affitta la canoa ci godremo una giornata divertente e dura. 
Qui gli italiani non sono evidentemente ben visti e il tipo ci rifila una canoa da tre posti, più difficile da condurre in un torrente stretto, e due pagaie semplici, ad una sola pala, difficili da usare. Inoltre nel torrente c’è poca acqua il che rende più lenta la navigazione e a il superamento delle moltissime rapide. Non riusciamo a coordinarci e tante volte ci ritroviamo con la prua a monte senza capire perché, arrabbiandoci non poco, ma ci divertiamo un mondo e ce ne diciamo di tutti i colori, e meno male che la canoa lunga e le pagaie corte ci impediscono di  prenderci a palate 😊. Oltre la nostra imperizia, la poca acqua rallenta molto la discesa e ci stiamo ustionando perché avevamo pochissima crema solare. I posti però sono bellissimi, scendendo si vedono decine di cavedani che si avvicinano al bordo della canoa, sembrano divertiti dall’imperizia dei canoisti. Il corso del torrente tortuoso ma generalmente placido, le molte facili rapide e cascatelle, qualche curva decisa contro la riva (qualche canoa davanti a noi s’è capovolta, ma noi siamo passati indenni), la vista dei pochi paesini vicini alle sponde, le pareti verticali rosse gialle nere, tutto bello davvero. Però nell’ultima ora anche il vento si è messo contro, soffia teso controcorrente tanto che a stento riuscivamo a proseguire. Dopo circa 15 o 16 km decidiamo che basta, anche perché siamo rossi come gamberi cotti. Approdiamo in uno dei pochi punti prestabiliti dove arriva una strada e ci concediamo uno spuntino con quel che abbiamo (in dotazione, legato alla canoa, c’è un bidone ermetico dove riporre le proprie cose), dopo mezz’ora passa un pulmino e ci riporta a St-Enimie, stanchi e bruciacchiati ma ricchi di una nuova esperienza.
 

 

Risaliamo in camper e ripartiamo subito verso la grotta di Dargilan una delle più belle di Francia.  La strada per arrivarci risale le pareti delle gorges fino ai pianori sovrastanti , almeno trecento metri più su, troviamo un punto panoramico che si affaccia altissimo sulle gole che abbiamo percorso poche ore fa, la vista è impressionante.

Dopo un’ora circa di viaggio arriviamo al parcheggio della grotta, sono le sette di sera ma è aperto il bar, ci godiamo una birra in un posto fantastico, mentre il sole tramonta cambiando il colore della pietra. Siamo sulla cornice di un’altra gigantesca gola della quale vediamo le pareti opposte e in lontananza la piccola strada di fondo, per chilometri e chilometri non ci sono paesi né case.

Dormiamo da soli nel parcheggio della grotta, praticamente in mezzo al bosco, lascio qualche avanzo di cibo su un sasso vicino al camper, al mattino non c’è più niente, la volpe avrà gradito. E’ stato grazie ad una volpe,seguita da un cacciatore e scomparsa come nel nulla, che è stata scoperta questa grotta. Foto di oggi
 
 

Mercoledì 7 agosto


Ci svegliamo verso le 9 e il parcheggio è già pieno di auto, sono tantissimi i visitatori di questa grotta, chiamata la Grotte Rose perché tutte le concrezioni sono cariche di colore, ossidi di ferro e argilla. Vedi Qui
La visita dura quasi due ore, mi restano negli occhi, indimenticabili, una parete di decine di metri con una serie infinita di “meduse”, sembra un enorme arazzo, è il "drappeggio" più grande d’europa, e poi una lucida colata che sembra cioccolata fusa.
Al termine ripartiamo verso il paesino di Liaucous dove domani faremo una via Ferrata. Scendiamo lunga la strada di fondo del canyon dove c’era la grotta, è magnifica e selvaggia, nella parte finale, dove gli appicchi a lato sono altissimi, c’è un centro per la visita degli Avvoltoi ( la Maison des Voutours) che sono stati qui reintrodotti dopo la scomparsa nel secolo scorso.
Visita molto interessante e ricca di filmati e notizie. Poi dai grandi terrazzi esterni, sospesi duecento metri sopra il torrente di fondo e almeno 150 metri sotto le guglie di calcare, grazie a potenti telescopi si vedono gruppi di avvoltoi posati sulle vette a godersi il sole.

Ripartiamo e andiamo a Liaucous per fare una via Ferrata, è un paesino sovrastato da una spettacolare falesia calcarea, il parcheggio camper è semplice e senza strutture, ma siamo in un posto magnifico! In basso l’incontro di due valli,  un villaggio lontano, e alta su di noi c'è la curiosa falesia, con pinnacoli che sembrano fiaschi rovesciati, e cambia di colore di minuto in minuto durante il tramonto. In questo piccolo parcheggio sospeso tra il fondovalle e la falesia sovrastante, si respira la stessa aria delle falesie di arrampicata, è difficile da spiegare, ma in questi posti c'è un'atmosfera particolare. Rarefatta e un po' naif,  si addice molto a chi ama la libertà di giocare con la pietra e con il vuoto.  Foto di oggi    
Giovedì 8 agosto

Partiamo presto per poter salire prima che il sole giri e scaldi le pareti. Ci sono già altri che salgono, davanti a noi quattro ragazzi sui 20-25 anni, le ragazze vanno su tranquille, i due maschi avrebbero desistito se non li avessimo stimolati un po’… Comunque la salita è bella, facile ma molto interessante, ricca di ponti tibetani e d'altro genere, il percorso sale vagando a destra e a manca fino alla vetta. Ogni tanto in salita, ogni tanto in traversata, anche per passare dall'uno all'altro di questi curiosi enormi "fiaschi" di calcare, magari con un ponte tibetano, o un vero "pont des singes".  Un paio d’ore ed è già finita, è lungo il sentiero del ritorno in mezzo a molti cespugli di bosso.

Riprendiamo il viaggio e arriviamo ad Ardes sur Couze dove c’è il Parc Animalier d’Auvergne, Vedi Qui
Un parco zoologico molto grande con animali di tutto il mondo, c’è da passarci una giornata.
Ripartiamo poi verso il campeggio di Lempdes sur Allagnon dove pernottiamo, alla reception ci danno una cartina della zona che ci sarà molto utile, per giunta è in italiano, un’eccezione in questa regione. Foto di oggi


Venerdì 9 agosto


Ripartiamo e strada facendo visitiamo diverse chiese, a Brioude, a Issoir, la chiesa abbaziale a Saint Austremoine. Proseguiamo e ci fermiamo per la notte a st-Nectaire proprio sotto la bella basilica.  Foto di oggi


Sabato 10 agosto


Al mattino partiamo verso il Puy de Dome, un cono vulcanico, il più alto della zona, vicino a Clermont Ferrand. Si sale con un treno a cremagliera, dalla vetta c’è una stupenda vista sui vulcani vicini con le belle linee sinuose dei crateri, addolciti dal tempo. In lontananza si vede Clermont Ferrand dove spicca la grande cattedrale nera. Qui sulla vetta ci sono i resti di un grande tempio romano (gallo-romano … ) il tempio di Mercurio. Stupefacente la potenza dei romani che anche qui, su una alta montagna decisamente remota hanno costruito un grande tempio.

Il Puy de Dome è un “vulcano grigio” è cresciuto ma poi si è fermato senza fare altro. Questo tipo di vulcani, se esplodono, lanciano in aria enormi quantità di gas e polveri e fanno grandi danni su grandi aree. Altri vulcani simili, qui vicino, hanno lanciato nell’atmosfera polveri e ceneri ritrovate anche sul fondo del lago di Ginevra, a più di 500 KM.
Tornati al camper andiamo a visitare Vulcania, un parco a tema presso il Volcan de Lemptegy. Il cratere di questo vulcano è stato scavato nel ‘900 per molti anni per trarne la pozzolana, una pietra che sminuzzata è usata per fare cementi speciali. Durante la visita si entra nel cono vulcanico al centro del quale rimangono rocce più dure, il “tappo”.  Poi ci sono le “bombe”, dei massi di varia forma che hanno subito diverse proiezioni e ricadute nella lava bollente, e si riconoscono per la forma e perché hanno vari strati sovrapposti di lava solidificata. Si trovano solo nei pressi della bocca del cratere e sono di tre forme principali: sferiche (ricadute forse sul morbido), schiacciate come una cacca di vacca , o oblunghe a pallone di rugby, per la rotazione in aria.. E poi molte rocce particolari con tipiche cristallizzazioni. Le rocce vulcaniche sono molto speciali.

Verso sera torniamo a dormire in un’area camper a Orcines, a pochi chilometri da Clermont Ferrant.  Foto di oggi


Domenica 11 agosto


Piove, entriamo in Clermont Ferrand e visitiamo, un po’ di fretta per la pioggia, la bella e grande cattedrale nera, costruita con la pietra vulcanica, notevole il contrasto con le luci delle vetrate. Visitiamo anche la più antica basilica di Notre Dame du Port, c’è la messa, i francesi sono qui, un’atmosfera più calda, ci sono molti neri. In questa città è nato Blaise Pascal, grandissimo matematico e fisico che è bene ricordare : Vedi qui 

Visto che piove puntiamo verso Mont Dore dove ci sono le terme signorili che risalgono ai primi del 900, furono  frequentate anche da Marcel Proust. Ma oggi sono chiuse e ripieghiamo allora su una meno elitaria piscina termale a St-Nectair.  Strada facendo passiamo da Orcival e visitiamo la bella cattedrale di Notre Dame, dove sono in corso delle prove per uno spettacolo canoro, ci godiamo un’ora di bel canto.  Dopo il bagno rilassante nella piscina termale a St-Nectair ci concediamo una buona cena nell’unico locale del paesino. Dormiamo poi nello stesso parcheggio di pochi giorni fa.  Foto di oggi

Lunedì 12 agosto


Ripartiamo e visitiamo i piccoli paesi che incontriamo lungo la strada come Murol e Besse-et-Saint-Anastaise, sono sempre belli i paesaggi, la zona è vulcanica e quindi le rocce ed i profili dei monti sono quantomeno inusuali. Sempre accompagnati da panorami originali viaggiamo verso Sud fino a Condat, le montagne, tutti vulcani, sono coperti di pascoli e pochi boschi, siamo sempre alti di quota, tra i 700 e i 1200 metri, sembra di essere in Svizzera. Da Condat continuiamo verso Puy Mary attraverso un territorio montagnoso ma di ampio respiro, molte piccole mandrie sperdute nell’immensità dei prati. Incontriamo piccoli paesi caratteristici, le case con il tetto di scaglie di lavagna inchiodate, fatto a cappello di strega. Le case più vecchie hanno le stesse tegole, ma di pietra locale. Paesi : St-Saturnin, Ségur les Villas, Dienne e molti altri minori non citati dalle nostre carte, quasi tutti hanno belle chiese romaniche. Siamo poi saliti al Puy Mary, un cono vulcanico spettacolare, su un colle vicino alla vetta (vetta 1783 Mt), strada impervia di montagna, impressionanti gli ultimi chilometri, piove. Scendiamo poi l’altro versante (discesa infinita) verso Aurillac, ancora paesini e belle chiese romaniche, non ci stanchiamo di visitarle una ad una, sono sempre interessanti per un motivo o per l’altro, e una pausa gradevole durante le ore di viaggio.
Arriviamo ad Aurillac, capoluogo della regione 30000 abitanti, verso le 17, troviamo parcheggio, andiamo verso il centro per fare bucato in una lavanderia a gettoni, una bella scarpinata, schiviamo un temporale. Foto di oggi

Martedì 13 agosto
Oggi fa un freddo che pizzica la pelle, visitiamo la città, per prima la cattedrale poi i Museo cittadino del Castello, museo dei vulcani, molto molto istruttivo. Nel museo c’è anche una originale mostra di ritratti fatti nel corso di tre generazioni da una famiglia di fotografi di Aurillac, eccellente la qualità delle stampe, e si vedono i cambiamenti della tecnica, dei vestiti, dei gusti, dei volti, straordinaria! Mangiamo una “pizza romana” in un piccolo curioso locale vicino alla cattedrale. Attraversiamo il centro storico della città e andiamo in un altro museo cittadino, il museo degli ombrelli, con una sezione che riguarda l’archeologia della zona. Torniamo al camper e partiamo verso le Puy en Velay.
Siamo senza acqua, proviamo in 4 o 5 aree sosta, ma l’acqua non c’è mai! Arriviamo infine a Le Puy en Velay in un campeggio, sono le 21:30 , finalmente si cena! Foto di oggi


Mercoledì 14 agosto


Le Puy en Velay  : Vedi Qui

Dal campeggio, che è lontano dal centro, lungo la Loira, un bus ci porta al centro città, città interessante. Un tempo c’era qui un grande vulcano, poi totalmente eroso, è rimasto un cono di pietra vulcanica alto un centinaio di metri, presumibilmente sono i resti del tappo del cratere. Su questo cono aguzzo è stata costruita una piccola chiesa, Saint Michel de l’Aiguille. Visitiamo anche le Rocher de Corneille, con l’enorme statua della Vergine, Notre Dame de France, fatta del metallo di chissà quanti cannoni, da qui c’è una vista spettacolare sulla città e sul  grande Duomo, Notre Dame de l’Annonciation, a cui si accede tramite una grande ripida scalinata per sbucare al centro della navata centrale, praticamente davanti all’altare.
Nel pomeriggio visitiamo ancora il museo Crozatier, vasto e interessante, molto belli i quadri antichi, anche se gli autori ci sono sconosciuti. Con il bus torniamo al camper verso le 19, l’autista del bus, una bella donna, guida velocissima nelle strade quasi vuote. Foto di oggi


Giovedì 15 agosto


Puntiamo ora verso il sud cioè verso la Camargue, Les Saintes Maries de la Mer. Il viaggio è un po’ lungo ma i paesaggi sono sempre diversi e non ci si annoia mai, vediamo cambiare la litologia, pian piano scompaiono le pietre vulcaniche. Più volte vicino o lontano dalla strada vediamo notevoli affioramenti di basalto colonnare, uno spettacolo, sarebbe bello potersi fermare.. ma non tutti sono attratti dal fascino delle pietre 😊
Arrivati in Camargue, ormai vicini a L.S.M., visitiamo un parco ornitologico, una lunga escursione sulle sponde dei tipici stagni di questa zona umida. I fenicotteri rosa sono i più spettacolari ma ci sono una decina di altre specie altrettanto interessanti, tutte osservabili, con discrezione, nel loro ambiente già di per sé particolare.
I campeggi vicino a L.S.M. sono tutti completi, troviamo un posto nel parcheggio comunale, piccolo, su asfalto, ma comodo perché vicino al centro. Di giorno faceva un caldo notevole, ma la sera c’è un delizioso e profumato venticello che arriva da ovest. Foto di oggi
 
Venerdì 16 agosto

Giriamo tutta la mattina per il paese, c’è il mercato che però è già un po’ troppo moderno…, saliamo sul tetto della chiesa per ammirare la vista dei dintorni e godere della brezza di mare. Compriamo i biglietti per la plaza de toros dove nel pomeriggio ci sarà uno spettacolo taurino. Facciamo il bagno, fresco, piacevole e mangiamo un panino con acciughe pomodoro e cipolla, molto buono. Alle 16:30 entriamo nell’arena x vedere la Course Camarguese.

Di questo spettacolo sapevo l’esistenza per qualche flash visto in tv, ma qui scopro che è una cosa seria, e una tradizione già ben radicata.
La plaza è quasi al completo, credo più di duemila posti; lo spettacolo inizia con giostre di cavalli, alcune cavallerizze cavalcano all'amazzone, poi dame in abito tradizionale, la banda… tutto perfettamente organizzato e gradevole, come sfondo il giallo ocra della sabbia rastrellata. La Course Camarguese dura dalle 16:30 alle 20 circa. Il primo toro, sono i tori  i protagonisti e non gli uomini, entra vivace nell’arena, pian piano entrano poi una quindicina di giovani completamente vestiti di bianco, i Razeurs, i “rasatori”. Ragazzi molto slanciati e atletici, veloci e guizzanti come felini, c’è una scuola apposita per i razeurs. Hanno nella mano destra agganciato alle dita un attrezzo con delle piccole lame con il quale dovranno raccogliere la piccola coccarda e dei cordini che sono legati alla base delle corna dei tori. Si tratta di riuscire a raccogliere la coccarda e poi i cordini incrociando la corsa del toro.

In fuga dal toro i ragazzi saltano la barriera spesso aggrappandosi alle altissime ringhiere degli spalti, con dei voli spettacolari. Lo spettacolo procede per 15 o 20 minuti durante i quali i rezeurs stimolano il toro per farlo correre e poterne incrociare la corsa, a tratti l’azione si fa concitata e veloce e la musica incalza… uno spettacolo veramente eccitante. Quando coccarda e cordini vari sono stati tutti raccolti i razeurs escono dalla pista, il toro si ritrova solo e senza avversari, vede la grande porta aperta dell’uscita ed esce seguito dagli applausi del pubblico.

Sono sei i tori che in ogni spettacolo vengono presentati. Sono animali bellissimi, non troppo alti ma atletici  ed in buona forma fisica, devono correre molto, ed hanno belle corna regolari ed integre. In genere sono di allevamenti diversi, a fine spettacolo, con musiche e ancora cavallerizzi e dame danzanti, vengono premiati i migliori Razeurs e gli allevatori che hanno portato i migliori tori. Un cenno particolare lo merita il pubblico, tutti ben vestiti un po’ come si va a teatro, competenti e correttissimi partecipano con calore al gioco nell’arena; le donne, ma anche gli uomini, si portano un cuscino (col manico apposito) da appoggiare sulla gradinata dove ci si siede. Le donne hanno quasi sempre un bel ventaglio. Un altro protagonista della Course Camarguese, come succede per la Corrida Spagnola, è il SOLE. L’ora di questi spettacoli è il tardo pomeriggio, quando il sole si abbassa allunga le ombre e riscalda i colori, mentre lo spettacolo finisce l’ombra degli spalti copre pian piano la pista.. una coreografia meravigliosa.  Foto di oggi

Sabato 17 agosto
 
Ripartiamo e andiamo a visitare Avignone, ormai sulla strada del ritorno. La città è bella, ma frequentata da troppi turisti per noi che arriviamo dalla procincia...  Ci stupisce l’enormità del Palazzo dei Papi, ma la visita è frettolosa, ci fermiamo a mangiare in un ristorate vietnamita, i cibi sono simili a quelli dei ristoranti cinesi, ma si mangia decisamente meglio.
Ripartiamo e andiamo a Roussillon, Vedi Qui  un piccolo e bel paesino turistico, dove le colline intorno sono state sfruttate per l’estrazione dell’ocra. Molti i visitatori, c’è un percorso che permette di vagare tra grandi pareti di un colore che varia dal giallo all’arancione al rosso, spettacolari, il terreno è fine quasi come una cipria, le scarpe resteranno rosate per vari giorni. Ripartiamo ancora verso casa in direzione di Barcellonette, ci fermiamo per la notte in un paesino con un campeggio semplice e minuto.. ma molto caro.  Foto di oggi
 
Il giorno dopo, domenica 18, rientreremo in Italia attraverso l’altissimo colle della Maddalena, per fare visita alla bellissima Vittoria, la nipotina di due anni che abita a Cuneo. 

Riepilogando: km percorsi : circa 2800, nessuna autostrada in Francia.
La spesa del viaggio ( carburante, pedaggi, entrate musei, grotte, spettacoli... tutto tranne il cibo) è stata di circa 730 euro, in due. 
Grazie ancora a Barbara, eccellente organizzatrice.


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