Bosco Abeti Bianchi Valsessera 24-6-18

Bosco Abeti Bianchi, Valsessera 24-6-18
  Il bosco degli abeti bianchi in Val Sessera è un bosco antichissimo, residuo preistorico del bosco primigenio, si parla di piante di trecento anni. Grazie alla sua posizione remota e di difficile accesso è stato risparmiato dallo sfruttamento della montagna anche nei secoli passati quando l'intera valle è stata sfruttata per legna minerali e metalli.
   Anche se le previsioni non sono buone mi sveglio alle sei con l’idea di andare a vedere questo bosco remoto. So che insieme agli Abeti ci sono spesso dei grandi faggi, le due specie devono avere qualche convenienza a vivere vicine, ma non so quale sia. 
  Alle 8 del mattino al Bocchetto Sessera il bar è ancora chiuso, niente caffè, ma sta arrivando una grande mandria di vacche, belle e in buona forma, ci sono anche tre cavalli ed un mulo, grandi e belli anche loro. Mi accodo con l’auto alla fila di bovini che scende spedita lungo la strada verso la Casa del Pescatore, saranno 150 capi. Intanto chiedo qualche informazione al ragazzo che segue e chiude la fila, mi dice che vanno all’Alpe Piovale. Alla Casa del Pescatore (1194 m) lascio la macchina e prendo il sentiero verso la Balma delle Basse, incontro di nuovo la colonna delle vacche.
Dove un rigagnolo attraversa la strada le bestie si sono ammassate per bere, i due margari le aspettano subito dopo. Senza fermarmi passo in mezzo al gruppo di bestioni ammassati nel guado senza che si spaventino, e scommetto, da come mi salutano, che i margari l’hanno notato, credo che abbiano pensato che sono uno del mestiere... In questi frangenti l’esperienza delle estati con le vacche del mio amico Walter si fa notare, anche se sono passati più di 50 anni.  Facciamo due parole poi riparto, non so ancora se riuscirò a raggiungere il Bosco degli Abeti Bianchi, non è una meta molto conosciuta nè frequentata.
 A parte un pescatore e un tizio che mi osserva da lontano con il binocolo non c’è nessuno in giro nel vallone del Sessera. Alla Balma delle Basse (1732) scopro che la Bocchetta dista ancora mezz’ora, in questo tratto una bella vipera mi sfugge a lato del sentiero, faccio appena in tempo a fotografarle la coda.
Arrivo in cresta alla Bocchetta Balma delle Basse (1900) e finalmente posso ammirare l’altra valle dove scorre la Dolca, in lontananza si vede l’Alpe la Peccia, c’è un po’ di nuvolaglia che va e viene. Risalgo un poco la cresta in direzione della cima dell’Asnas, e venti metri sotto di me in una piccola spianata ci sono una quindicina di vacche e vitelli che sonnecchiano sdraiati. Scatto qualche foto. Una delle vacche mi vede d’improvviso e si spaventa ( beh.. tanto bello non son mai stato ), tutte si alzano e fanno qualche passo in fuga, allora le chiamo con il solito TOOOO TOOOO e subito si fermano tranquillizzate. Poco dopo arriva dal basso un margaro con un grosso cane bianco e grigio. Mi vede per primo e mi saluta molto cortese. Subito raduna e fa scendere la mandria, con molta calma perché il terreno è scosceso e difficile. Restano poi due vitelli e una manza che erano infrattati da qualche parte tra gli ontani montani e ora non trovano la strada per scendere. Scendo allora dalla cresta per guidarli, ma non c’è bisogno se la cavano poi benissimo. Raggiungo il margaro che cortesemente mi aspetta e gli chiedo notizie di Nello, all’Alpe la Peccia. Mi dice che c’è, come sempre, con decine di bovini e forse 90 cavalli, che forza! Nello, che avevo conosciuto otto anni fa, ha superato la settantina. Gli chiedo poi del Bosco degli Abeti che da qui non si vede. Lasciando momentaneamente la mandria mi accompagna fino ad un piccolo colle (spettacolare, roba da film!) da dove si apre la vista su un ampio vallone, ed ecco il Bosco, lontano e molto più in basso. Un’altra mandria di vacche, puntini bianchi, è coricata in una radura tra il Bosco e l’Alpe Cusogna che però non si vede.
L’Alpe Cusogna è famosa perché ci sono antichissime baite ipogee, praticamente scavate sotto terra. Sono incerto se scendere fino al Bosco, sono 500 metri di dislivello che poi dovrò risalire, e in questo vallone non ci sono sentieri.
Ma lui, che evidentemente conosce la zona come le sue tasche, appena capisce cosa mi interessa mi indica un sentiero che non c’è, fino ad un piccolo poggio con tre alberelli, poi mi dice che da lì si può scendere fino al Bosco e all’Alpe Cusogna, sempre senza sentiero. Per tornare poi alla Casa del Pescatore evitando di risalire  alla Bocchetta della Balma mi dice di andare all’Alpe Campelli di Sopra, poi si dovrà scendere moltissimo fino alla strada di ghiaia e da lì ci sono 10 km con un po’ di salita e si arriva alla macchina. 
Qui in Alta Valsessera funziona così, sembra una piccola valle, ma a piedi sia per le salite che per le distanze è davvero tosta.
Ci salutiamo con una istintiva stretta di mano, lui deve raggiungere la sua mandria e torna indietro.
In mezzo alla vegetazione già alta e a grossi massi nascosti prendo il sentiero che non c’è, raggiungo il piccolo poggio e comincio a scendere guidato dall’istinto tra grandi cespugli di rododendri e rade ceppaie di maggiociondolo ambedue fioriti. La discesa è un po’ complessa, ma è magnifico qui, a destra si avvicina il Bosco degli Abeti, sotto di me i puntini bianchi delle vacche immobili, dall’altro lato della valle gli enormi prati verdi dell’Alpe Peccia, non c’è nessuno in giro, due cuculi in amore si rincorrono e ogni tanto si fermano a cantare. E giù e giù cercando di vedere dov’è l’Alpe Cusogna, so che è alla stessa quota del Bosco, me l’ha detto il margaro poco fa, loro sono così, ti dicono l’essenziale, e ti puoi fidare.
Raggiungo un primo Abete Bianco solitario per osservarlo da vicino, naturalmente è accompagnato da un Faggio altrettanto vecchio e imponente. Forse questa deviazione per vedere l’Abete mi porta fuori strada (parola davvero grossa) e poco dopo finisco nel “brutto” : molto ripido, massi occulti sotto uno strato di ginepri e rododendri. Scendo galleggiando sui rododendri e visito un altro paio di grossi Abeti con faggio a fianco. Finalmente sbuco poco sopra la mandria di vacche ex puntini bianchi e a fianco c’è la piccola baita dell’Alpe Cusogna (1464). Mi avvicino,  anche per vedere il ricovero ipogeo. Intanto prende a gocciolare, mi fermo per mangiare un biscotto.
Poco dopo vedo arrivare da lontanoo il margaro di prima con il suo bel cane, si dirige verso le vacche, a cento metri da me, e rapidamente distribuisce vari chili di sale sulle più grandi pietre piatte, le vacche lo circondano festose. Tutte queste bestie hanno le corna integre, e devo dire bellissime e regolari, nessuna ha le corna malamente piegate come spesso si vede in altre mandrie. Su questi pascoli di montagna impervi e difficili ci vogliono animali adeguati, queste non sono vacche qualunque. Le corna tutte belle  indicano un corretto corredo genetico oltre alla cura e alla passione dell'allevatore. Ci vuole un certo coraggio a muoversi tutti i giorni in mezzo a simili bestioni armati, anche senza volerlo ti possono ammaccare di brutto. Siamo lontani, sicuramente lui mi ha visto, ma è chiaro che ha fretta e riparte con il suo passo veloce e leggero, invidiabile.
Subito dopo riparto anche io seguendo la sua direzione;  qui davanti alla baita c’è un cartello ma la partenza del sentiero è indefinita. Passo tra le vacche che si stanno ancora leccando i baffi, felici per il sale. Il sentiero scorre lungo il margine inferiore del Bosco degli Abeti Bianchi che si tramuta in basso in un faggeto; poi si sale abbastanza, praticamente girando intorno alla montagna. Non sono certo di essere sulla strada giusta, è’ un sentiero segnato pochissimo, ogni tanto abbasso il naso per guardare le tracce lasciate dal margaro e dal suo cane, devo dire che ha davvero un passo leggero, lascia pochissimi segni anche nelle zone umide. Arrivo dopo quasi un’ora all’Alpe Campelli di Sopra (1562), qui mi rendo conto che la Casa del Pescatore, dove ho l'auto, è davvero lontana.
C’è una strada sterrata che porta in dieci minuti all’Alpe Campelli di Sotto (1429) dove vedo il fuoristrada del margaro. Mi avvicino alla porta e lo chiamo per un saluto, escono lui ed il figlio e, come tradizione di sempre mi invitano a mangiare un boccone con loro.  Ma la mia strada è ancora lunga... scambio con il figlio il n° di telefono e l'email per inviargli in seguito qualche foto delle sue belle vacche e manze. E ancora una volta mi indica la strada, una variante per accorciare i dieci chilometri di sterrato, si tratta di scendere un bosco ripidissimo. Ovviamente non c’è il sentiero!
Ok, quest’uomo che ha il passo leggero di una volpe di certo sopravvaluta la resistenza delle mie ginocchia di ultra sessantenne sedentario, ma va bene, andiamo. Due saluti poi riparto seguendo la scorciatoia, in effetti si tratta di un buon quarto d’ora di discesa a zig zag sotto un faggeto che si tramuta in pineta, sempre molto, molto e ancora molto ripido. Arrivo alla strada, a quota 1110 circa, poco prima del ponte sul rio Caramala; solo un minuto prima era passata un’auto in direzione Casa del Pescatore, peccato, se fossi sbucato prima avrei chiesto uno strappo…
Dopo tutta una giornata su sentieri e pascoli e pendii impervi mi tocca ora chiudere con circa 8 km di strada inghiaiata. E’ bella questa strada che va dal Bocchetto Sessera alla Bocchetta della Boscarola perché offre scorci lontani e vicini molto interessanti, ma a farla tutta a piedi, e se non è la prima volta, è parecchio noiosa.
Ma non mi lamento è stata una gran giornata, perfetta per i miei gusti da orso. Grazie Valsessera!  E grazie a Valter Croso che mi ha indicato tre volte la strada, spero di incontrarlo ancora.


Un gregge sonnecchia ancora , poco prima del Bocchetto Sessera











Alpe Isolà di sotto


Alpe Piovale


Alpe Balma delle Basse




Per chi la sa vedere, c'è una vipera che fugge


Toporagno predato da un altro roditore


Verso la Bocchetta Balma delle Basse


Una è proprio svaccata...





Al centro, in secondo piano, il Bosco degli abeti Bianchi

Nel versante di fronte: l'Alpe la Peccia

Un boschetto minore di Abeti Bianchi e faggi



Ecco il primo Abete, anzi sono due, e in mezzo c'è un faggio





Questa ferita sulla corteccia credo che sia provocata dai cervi che, è risaputo, amano grattare gli abeti bianchi.


Un altro abete con in compagno faggio, anche questo abete è "grattato" dai cervi.



Questo stercorario deve accontentarsi di uno sterco dello scorso anno


Ci sono molti piccoli abeti, ma non tutti vivranno a lungo


La mandria tra Alpe Cusogna e il bosco degli Abeti Bianchi


Alpe Cusogna mt.1459





La distribuzione del sale




Uno scorcio sotto gli abeti


Alpe Campelli di sopra



Alpe Campelli di sotto







Nascosto fra le felci sonnchhiava un vitello


Scendendo verso la strada, nella pineta dopo il faggeto si trovano diversi giganti abbattuti


Lungo la strada che va dal Bocchetto Sessera alla Bocchetta della Boscarola


Il ponte e ruderi industriali alla Piana del Ponte


L'Alpe Baraccone


Una trota , sotto il ponte alla Casa del Pescatore


Veduta dal Bocchetto Sesssera