103 Ponderano-Borriana 26-5-12

26-5-12

Dopo il violento temporale di ieri sera, e con una gran voglia di stare all'aria aperta, prendiamo i cani e facciamo due passi per i campi, fino a Borriana a prendere il caffè.  Siamo a fine maggio e incredibilmente nessuno ha ancora tagliato il fieno. Il percorso per andare a Borriana diventa ogni anno più disagevole, bisogna calpestare qualche angolo di prato, saltare fossi fangosi, superare una strada a traffico veloce scavalcando anche il guard-rail.. ma noi non desistiamo.  L'ostacolo maggiore è psicologico... dispiace vedere che i prati sono sempre meno curati, molti campi sono stati abbandonati da molto tempo e quest'anno con tutta quest'erba incolta.. Incontriamo un contadino, un magnifico ragazzo che sta sgombrando un prato da un grosso albero abbattuto dal vento, gli chiedo come mai c'è ancora il fieno da fare e lui mi chiede, con tre dita alzate, se quest'anno ci sono già stati tre giorni consecutivi di bel tempo. Troviamo poi, più avanti, due curiose contadinelle anche loro a zonzo per i sentieri a guardare gli alberi abbattuti ed un gruppo di mucche al pascolo.  Ieri sera deve aver fatto una vera tromba d'aria in questa zona.

Lungo il tragitto si passa a fianco della Fucina, una piccola casa accanto alla roggia derivata dal rio Bolume, la stessa roggia mezzo chilometro a monte dava energia al Mulino di Ponderano. Ora sia il Mulino che la Fucina non sono più attivi da diversi anni, ma  adesso alla Fucina c'è un cartello che recita, più o meno: "Antico luogo di lavorazione dei metalli", come dire "qui visse l' uomo dell'età del ferro"!.  La prima volta che venni qui avevo cinque anni, a piedi passando non per la strada ma per i campi con mio zio che era mancino portammo ad affilare la sua accetta. Pareva di essere tornati nel medioevo. Ricordo bene il locale basso un po' buio con il pavimento di terra battuta, dove c'erano i magli, la forgia, il mantice e, appena oltre il muro, il rumore della cascata d'acqua che faceva girare la ruota, le grosse cinghie che trasmettevano il moto, l'incudine, i martelli le lunghe pinze e il barile con l'acqua dove tuffare il ferro rovente... l'odore misto di olio carbone e ruggine. Piccola è la casa, la ruota, la roggia, il ponticello... non si poteva salvare?

Belle le foglie nuove.


Ontano

Frassino

Salicone ?

Quercia


Acero 

Sempre Frassino

Salicone ?

Grossa quercia



Un piccolo esempio di selezione naturale: le foglie a sinistra sono di un Ontano nero, a destra le fronde di un Frassino abbattuto dal temporale. Gli Ontani neri crescono da sempre in zone umide, vicino ai ruscelli,  le loro radici  'sanno' che occorre aggrapparsi bene in profondità visto che la terra umida non dà garanzie di solidità.  Il Frassino ha avuto la fortuna di nascere lungo il ruscello, è cresciuto in fretta e ben nutrito, ma le sue radici si sono limitate a stare in superficie, paghe di tanta umidità. Non c'è da stupirsi che dopo il temporale sia stato l'Ontano a restare in piedi.